E’ notizia dell’ultima ora dell’approvazione, da parte della commissione Commissione parlamentare che sta preparando il testo del Milleproroghe che dovrà essere votato nei prossimi giorni in Aula, circa il rinvio e quindi la proroga della gestione associata delle c.dnove funzioni al 31 dicembre 2015. E’ pensare che il provvedimento aveva trovato le sue radici nel 2010 nel decreto legge 78 con l’obiettivo del contenimento delle spese per l’esercizio delle funzioni fondamentali dei comuni.
Cerchiamo di capire gli effetti e i risvolti
La norma che individua le funzioni fondamentali dei Comuni è l’articolo 19 della legge 7 agosto 2012 n. 135di conversione del D.L. n. 95 del 6 luglio 2012 che apporta modifiche all’articolo 14 del DL 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122.
L’articolo sopracitato enuclea le “Funzioni fondamentali dei comuni e le modalità di esercizio associato di funzioni e servizi comunali”,
Con queste previsioni vengono sancite le funzioni fondamentali che sono:
a) organizzazione generale dell’amministrazione, gestione finanziaria e contabile e controllo;
b) organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito comunale, ivi compresi i servizi di trasporto pubblico comunale;
c) catasto, ad eccezione delle funzioni mantenute allo Stato dalla normativa vigente;
d) la pianificazione urbanistica ed edilizia di ambito comunale nonché la partecipazione alla pianificazione territoriale di livello sovracomunale;
e) attività, in ambito comunale, di pianificazione di protezione civile e di coordinamento dei primi soccorsi;
f) l’organizzazione e la gestione dei servizi di raccolta, avvio e smaltimento e recupero dei rifiuti urbani e la riscossione dei relativi tributi;
g) progettazione e gestione del sistema locale dei servizi sociali ed erogazione delle relative prestazioni ai cittadini, secondo quanto previsto dall’articolo 118, quarto comma, della Costituzione;
h) edilizia scolastica (per la parte non attribuita alla competenza delle province), organizzazione e gestione dei servizi scolastici;
i) polizia municipale e polizia amministrativa locale;
l) tenuta dei registri di stato civile e di popolazione e compiti in materia di servizi anagrafici nonché in materia di servizi elettorali (e statistici vedi l bis), nell’esercizio delle funzioni di competenza statale(per la quale non esiste obbligo di associazionismo)
l bis) i servizi in materia statistica.
Il quadro normativo va letto con riferimento alle novità introdotte dall’art. 1 della legge 7 aprile 2014 n. 56 (legge DelRio), contenente “Disposizioni sulle Città Metropolitane, sulle Province, sulle Unioni e Fusioni di Comuni”e novità introdotte dall’art. 1 della legge 7 aprile 2014 n. 56, contenente
L’art. 1 della legge “Delrio” ha profondamente innovato la materia associativa nell’ottica della maggiore semplificazione dei percorsi di gestione intercomunale di servizi e funzioni, secondo alcuni razionalizzando la materia, secondo altri rendendola più complicata.
Cerchiamo di vedere i principali contenuti nell’ottica del nostro articolo.
Innanzitutto incide sulle Unioni di comuni che sono definite tali se costituiti da due o più Comuni per l’esercizio associato di funzioni o servizi di loro competenza, abrogando il modello di Unione “Speciale” previsto dall’art. 16 della legge 148/2011 per i piccoli Comuni fino a 1.000 abitanti.
Per tutti i Comuni fino a 5.000 abitanti resta la facoltà di avvalersi della convenzione e/o dell’Unione di Comuni per l’esercizio in forma associata delle funzioni fondamentali secondo le modalità indicate dal TUEL 267/2000 per il quale viene novellato l’articolo 32 esaltando il valore dello statuto per i riferimenti al Consiglio dell’Unione, la rappresentanza delle minoranze, la figura del Presidente dell’Unione e del
segretario comunale.
Si ribadisce il limite demografico minimo di 10.000 abitanti per le Unioni di Comuni e le Convenzioni, stabilito in 3.000 abitanti se trattasi di Comuni appartenenti o appartenuti a Comunità montane.
La legge, poi, interviene in ordine al trattamento economico dei titolari delle cariche negli organi delle Unioni di, in materia di ineleggibilità, incandidabilità, incompatibilità e inconferibilità, sul ruolo del responsabile anticorruzione e di responsabile per la trasparenza, e del revisore unico.
Riconosce, infine, un ruolo peculiare al Presidente dell’Unione a cui possono essere attribuite le funzioni di polizia municipale e quelle di protezione civile
Ebbene è vero ci si trova di fronte ad un quadro ordinamentale complesso, ad una articolazione territoriale variegata, ma di fronte a numerosi comuni italiani che a malapena raggiungono i 3000 o peggio i 1000 abitanti, allo spopolamento di questi luoghi costante e inarrestabile, all’esigenza di offrire servizi adeguati ed efficienti, alla necessità di offrire una identità al territorio, un ulteriore rinvio ci appare dannoso. E poi che dire circa il ruolo delle Regioni che non hanno ancora definito le proprie leggi regionali.
Cosa occorre fare! Sfruttiamo i numerosi studi, indagini, analisi compiute sui nostro comuni per accompagnare fin d’ora , abbiamo circa 10 mesi, gli enti al cambiamento.
Partiamo dalla conoscenza dei diversi livelli di governo territoriale, comprendiamo quanti comuni si avvalgono delle Unioni e quanti delle convenzioni, per approntare un quadro di semplificazione istituzionale.
Da qui prepariamoci con l’adozione di strumenti normativi(statuto) e regolamentari aggiornati, definiamo i percorsi operativi per conseguire obiettivi di contenimento delle spese e razionalizzazione ed ottimizzazione delle funzioni.
Prezioso sarà il confronto con altre realtà che sono già partite
Una fase centrale sarà quella del rilevamento dei dati e le prime elaborazioni economico-finanziarie avendo poi riguardo alle informazioni relative al personale, alle piante organiche e alle contrattazioni integrative.
Costruire in questi dieci mesi scarsi un percorso che risulterà determinante circa la definizione delle migliori formule aggregative e interistituzionali e che potrà consentire, dato il lasso di tempo, di far maturare anche presso le comunità locali, spesso dimenticate, un processo di cambiamento proteso alla condivisione di strumenti e decisioni insieme ad altre comunità nell’ottica di contenere le spese, migliorare i servizi e soprattutto rispondere al dettato normativo.
Solo così saremo pronti realmente a nuove sfide evitando ancora di far apparire il nostro paese come quello delle deroghe e delle proroghe. Speriamo che questi mesi servano per essere pronti alla sfida che sappiamo essere, prima che economica o istituzionale, culturale.
Massimo Fieramonti

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